COPPA UEFA Ciclone Giallorosso  

L'Anderlecht cede il passo alla Roma nei quarti di finale
di RICCARDO VIOLA

Dopo il 3-0 dell'Olimpico arriva il bis al Park Astrid di Bruxelles. La squadra di Bianchi risponde sul campo alle tante "provocazioni" esterne Benfica, Valencia, Bordeaux: non c'è... tre senza quattro ed ecco, puntuale, una nuova vittima della Roma in campo internazionale. I belgi dell'Anderlecht s'inchinano, stupefatti, al ciclone giallorosso che travolge tutto e tutti nei quarti di finale della Coppa Uefa, in coincidenza con il periodo più difficile nella storia recente della società. La squadra, "protetta" da Ottavi o Bianchi, da Emiliano Mascetti e dal vertice dirigenziale, non si mostra affatto tmbata dalle provocazioni di cui è fatta oggetto quotidianamente. Va per la sua strada, vince e convince come se nulla fosse.
Il cammino dei romanisti in campo internazionale è sensazionale. No, nessun sentimentalismo, né enfasi gratuita. Solo chi non ha voluto vedere o sentire non ha visto né sentito. In troppi si sono dimenticati di quale fosse lo spessore tecnico degli avversari eliminati dalla Roma proprio in Coppa Uefa. Il Benfica di Sven Goran Eriksson soltanto tre mesi prima del doppio confronto con i giallorossi aveva disputato la finale di Coppa Campioni al "Prater" di Vienna. Poi era toccato agli spagnoli del Valencia che nella stagione precedente erano stati secondi soltanto al Real Madrid in campionato. Infine i francesi del Bordeaux, anche loro grandi protagonisti nel torneo nazionale fino all'ultimo scorcio di stagione.
Il fatto che la Roma fosse riuscita a centrare il criplice bersaglio aveva scatenato certi critici (i soliti). AI momento del sorteggio gli avversari dei giallorossi ottenevano elogi e consensi, puntualmente smentiti dopo il doppio confronto. Insomma, il Benfica "terribile" a Ginevra diventava ben poca cosa sul campo e, chissà perché, i meriti della Roma erano sempre in misura minore rispetto ai demeriti o alle lacune della formazione estromessa dalla competizione.
Con l'Anderlecht è stato più difficile ai "censori" minimizzare. La formazione di Aad De Mos, al pari di quella portoghese di Eriksson, era reduce dalla disputa di una finale europea (la Coppa delle Coppe, persa contro la Sampdoria a Goteborg). Non solo, continuava a primeggiare in campionato testimoniando uno stato di forma più che apprezzabile. Non s'è spaventata certo la Roma, come testimoniano i due successi: 3-0 all'Olimpico, 3-2 al Park Astrid di Bruxelles. Ed ecco il curriculum giallorosso splendere ancor di più: su otto gare disputate nell'ambito della Coppa Uefa, la squadra di Bianchi ha ottenuto quindici punti, cioè sette vittorie ed un pareggio (a Valencia). Ha realizzato 18 reti subendone soltanto 4. I numeri non mentono mai, anche se c'è chi continua ad ignorarli...
I tifosi, per fortuna, hanno occhi per vedere. A loro non serve ascoltare il parere altrui per capire. La Roma che tutti (o quasi) vogliono alla deriva, prossima al naufragio, continua a navigare tranquilla. Più si agitano le acque, più la barca procede spedita. L'ultima "perla" a livello internazionale è arrivata in un giorno storicamente funesto: i giallorossi sono scesi in campo poche ore dopo aver appreso della squalifica del campo. Non aggiungiamo altro perché i tifosi hanno occhi per vedere e anche per leggere...
Tra l'altro, proprio la trasferta in terra belga s'era iniziata con l'ennesima amarezza, legata alla direzione dell'arbitro Frigerio a Cesena.
A questo proposito ci piace ricordare le parole di Ottavio Bianchi che negli spogliatoi del "Manuzzi", dopo la partita pareggiata contro la formazione romagnola di Batistoni disse: «Adesso capisco cosa voleva dire il mio vecchio presidente, Dino Viola, quando all'inizio della stagione si raccomandava affermando: bisogna costruire una grande squadra per avere la certezza della salvezza».
Non è affatto violese, come qualcuno ha detto, facendo finta di non capire.

Tratto da La Roma marzo 1991

 

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